Care compagne e cari compagni, credo che mai come in questo momento storico il modo più corretto di porgere il doveroso omaggio agli eroi che col loro sacrificio hanno fatto del 25 Aprile il giorno della Liberazione sia impegnarsi ancor più in quelle pratiche quotidiane di Resistenza allo sfacelo di un paese che sembra aver smarrito l’identità democratica, solidale ed antifascista espressa dalla Costituzione.

Nel 1962, sul settimanale Vie Nuove, Pier Paolo Pasolini, denunciava: “L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. …”.

Quarant’anni dopo in quell’analisi potremmo ritrovarci perfettamente, se non fosse che oggi invece del benessere c’è la crisi. Una crisi che aggredisce pesantemente la nostra società facendo aumentare vistosamente la schiera degli emarginati, dei nuovi poveri, e minando i profondità quello spirito di solidarietà e di sacrificio che permise ad un Italia martoriata dalla dittatura fascista e poi dalla guerra di risollevarsi. In questa situazione, poi, c’è il razzismo che trova terreno fertile e da fenomeno strisciante diventa sempre più manifesto ed ostentato, alimentato dalla politica criminale del governo che invece di gestire seriamente il fenomeno migratorio soffia sul fuoco dell’intolleranza, non esita a riconsegnare ai loro aguzzini centinaia di persone fuggite dalle dittature del Mediterraneo africano.

Ed è proprio dai paesi dall’altra sponda del ‘Mare nostrum’ che arrivano segnali incoraggianti di popoli capaci di sollevarsi e costringere i dittatori ad abdicare e iniziando faticosamente a costruire un percorso democratico per una società più giusta. Purtroppo, a fronte di paesi come l’Egitto e la Tunisia che hanno avuto il loro “25 aprile” c’è la drammatica vicenda della Libia, in cui è in atto una vera e propria guerra civile che è diventata immediatamente occasione per una nuova guerra da parte delle potenze occidentali sempre più schiave delle lobby militari e petrolifere. Se questo è, sia pur approssimativamente il quadro, la nostra associazione deve essere pienamente consapevole del grosso ruolo che può e deve giocare nel presente, come negli anni a venire.

Prendendo ancora in prestito le parole di Pasolini, “Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società”. Sono ormai moltissimi gli esempi di tentativi di riabilitare di fatto il fascismo: vie intitolate ad Almirante, caserme intitolate a ex-repubblichini, fino ad arrivare all’episodio più recente e clamoroso: la richiesta di abolizione della norma transitoria della Costituzione che proibisce la ricostruzione del partito fascista, richiesta sostenuta anche da un senatore del pdl ligure.

A tutto questo noi dobbiamo rispondere, a mio avviso, certo non abbassando la guardia sull’antifascismo, ma anche – e sarei tentato di dire soprattutto – intensificando il nostro impegno nelle battaglie di civiltà che possono creare nei fatti quello schieramento alternativo che possa diventare anche maggioranza di governo. Oggi i problemi più urgenti sul tappeto per i quali la nostra associazione è fortemente impegnata sono l’accoglienza di migranti e profughi, i referendum per impedire la privatizzazione dell’acqua pubblica e per dire no al nucleare, se il meschino espediente del governo di bloccare quest’ultimo non riuscirà. Così come siamo fortemente mobilitati contro l’attacco al libero associazionismo di cui si è reso colpevole questo governo accusandoci di contribuire all’evasione fiscale. Le facce di bronzo non si smentiscono mai… Ma non possiamo dimenticare le lotte per difendere il diritto allo studio ed all’insegnamento, i posti di lavoro, per ridare alle giovani generazioni una prospettiva di vita che non sia quella che li vorrebbe condannati alla precarietà eterna.

Se ne potrebbero citare moltissime altre, più settoriali forse ma non meno importanti, quali la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, la riforma del codice penale, la situazione delle carceri e così via. Anche su molti di questi ambiti la nostra associazione, grazie alla ricchezza della sua base associativa, è come sempre presente. Per tornare al 25 Aprile, alla Liberazione ed alla Costituzione che ne costituisce l’eredità più preziosa, ricordiamo ancora le parole di Piero Calamandrei in una memorabile lezione: ” Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana» riconosce con questo che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli.”

Ecco, tutte e tutti noi dobbiamo pensare alla Costituzione incompiuta e continuare a dare il nostro umile contributo per realizzarla. Buon 25 aprile di tutto cuore, care compagne e cari compagni! Ora e sempre Resistenza.

Walter Massa