Questa volta Barak Obama non ha avuto paura. Ha piuttosto avuto coraggio e forse la sconfitta prevista nelle elezioni di medio termine gli ha chiarito che è meglio dare una fisionomia precisa alla sua Presidenza. 
Ha scelto di farlo sul tema caldissimo dell’immigrazione.
Con coraggio, affrontando di petto la questione e le reazioni della destra. 
“La nostra tradizione di accoglienza degli immigrati ci ha dato enormi vantaggi, ha fatto di noi una nazione dinamica, giovane, imprenditoriale” ha dichiarato Obama.
Quindi, non prima di
 avere enumerato le azioni di contenimento dell’immigrazione ‘clandestina’ operate dalla sua amministrazione, il Presidente americano ha dichiarato che non sarebbe “né realistico né giusto”, invece, “deportare quei milioni di stranieri che lavorano duro da anni, e molti dei quali hanno figli nati qui”, figli che, in base alla legislazione vigente, acquisiscono automaticamente la cittadinanza americana. 
Una vera e propria bomba mediatica quest’annuncio di Obama, poiché si riferisce a un bacino potenziale di 5 milioni di persone che uscirebbero dall’irregolarità, avendo diritto a un permesso di soggiorno triennale, probabilmente rinnovabile. La sua più grande riforma insieme a quella sanitaria. 
La destra non l’ha presa bene. C’è chi gli dà del matto, chi dice che ha valicato i propri poteri, chi lo accusa di tradimento della Costituzione. 
Certamente il presidente ha centrato il problema. Problema che non riguarda solo gli Stati Uniti, ma anche la nostra Europa che, oggi appare ancora più vecchia

Quanta differenza tra le dichiarazioni di Obama e i balbettii o gli atteggiamenti apertamente xenofobi e razzisti dei governanti europei e italiani. 
Da anni nel nostro paese chiediamo una regolarizzazione per coloro che già vivono, operano e producono nel nostro paese, facendo così emergere quello strato profondo di lavoro nero di cui molti datori di lavoro si avvantaggiano senza pagare contributi e tasse. 
Da anni ripetiamo, insieme a tanti, che l’immigrazione deve essere considerata un’opportunità di sviluppo economico, oltre che un arricchimento culturale per tutti. Invece abbiamo ricevuto solo risposte regressive sul piano legislativo, come la legge Bossi-Fini, tuttora in vigore. Una legge è bene ricordarlo che impedisce nei fatti ingressi regolari.
Con la Campagna L’Italia sono anch’io abbiamo raccolto migliaia di firme per una legge di iniziativa popolare di riforma della legge sulla cittadinanza, introducendo la possibilità per chi è nato o cresciuto in Italia di acquisire lo status di cittadino italiano. E anche su questo versante ci si avvia a un compromesso molto al di sotto delle aspettative.
Intanto è cresciuto il razzismo e si moltiplicano gli episodi di intolleranza, in particolare nelle periferie delle città. 
Per anni ci siamo sentiti ripetere che “bisogna fare come in America”.
Cominciamo allora col prendere alla lettera e applicare anche da noi queste decisioni del Presidente Obama, che negli Usa cambieranno la vita di milioni di immigrati.