Il prossimo 17 aprile siamo chiamati ad esprimerci su una importante questione che attiene l’indirizzo energetico che il nostro Paese seguirà nei prossimi anni – dichiara Walter Massa, presidente di Arci Liguria. Le polemiche introdotte sulla liceità dell’astensione come atto politico dal Presidente del Consiglio, lasciano a mio avviso il tempo che trovano, e sono servite ad oggi, come altre questioni, a distogliere l’attenzione dal vero tema in ballo: far immaginare ai cittadini il proprio Paese nei prossimi 25/50 anni.
Piuttosto appare di cattivo gusto ma, decisamente coerente con le idee del Premier, che una importante carica istituzionale inviti ad astenersi dall’esprimere un proprio diritto costituzionale e, al contempo, il proprio dovere di cittadino. Il buon esempio messo sotto le scarpe si potrebbe affermare.
 Il referendum riguarda infatti le trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa, i cui impianti, ad oggi , è bene ricordarlo, estraggono meno dell’1% del fabbisogno del paese per gas e petrolio. Non proprio una questione di lana caprina o una idiozia come sostenuto dai fan del Presidente del Consiglio.
“Votare SI” significa infatti opporsi all’estrazione fino all’esaurimento delle scorte dei combustibili fossili, opporsi ad impianti che rovinano anche perché incapaci in questi decenni di migliorarsi sul piano delle infrastrutture; impianti che deturpano ed inquinano il nostro patrimonio ambientale e turistico (primo al mondo per numero di siti UNESCO certificati) e votato, come da più parti si vuole far intendere ad un rilancio turistico. Votare SÌ significa evitare di prorogare le concessioni alle aziende petrolifere per lo sfruttamento di risorse ormai obsolete, significa decidere di investire in energia pulita e rinnovabile adeguandoci alle normative europee e mondiali, significa uscire dall’anacronismo di un Paese che ancora nel 2016 pensa che la scelta giusta sia basarsi sulle stesse fonti energetiche che si usavano nel secolo scorso!
Votare SI significa imporre al Governo e al Paese la necessità di un vero e proprio piano industriale energetico capace di garantire il soddisfacimento, appunto, energetico sempre più in armonia con l’ambiente che ci circonda. Avere un piano industriale energetico significa anche e soprattutto aprire una nuova stagione di investimenti sul piano del lavoro cosa più che mai necessaria.
Al di là, dunque, della becera strumentazione politica – prosegue Walter Massa – il referendum, presentato dallo stesso Premier come opposizione alla sua “azione riformatrice”‘, sarà invece e soprattutto un’importante momento di decisione per scegliere la futura politica energetica su cui concentrare gli investimenti del nostro Paese. Come per il referendum sull’acqua è necessario dunque mobilitarci e partecipare attivamente ad una scelta che riguarda il nostro futuro, il nostro territorio, come desideriamo abitarlo e non solo più sfruttarlo.