Si è svolta questa mattina una visita di rappresentanti dell’Arci e dell’associazionismo di Taranto all’hot spot di Taranto. La delegazione, entrata nel centro insieme all’onorevole Donatella Duranti di Sinistra Italiana,  era formata, tra gli altri,  dal vicepresidente nazionale dell’Arci Filippo Miraglia, da Davide Giove, presidente di Arci Puglia, Anna Caputo, responsabile immigrazione Arci Puglia, dal presidente di Arci Taranto Salvatore De Giorgio, da Enzo Pilò dell’Associazione Babele e da Francesco Ferri della Campagna Welcome Taranto.

Durante la visita, ci sono stati colloqui con il responsabile dell’associazione di volontariato Noi e Voi, a cui il comune, gestore del centro, ha affidato i servizi alla persona, con la responsabile dell’ufficio immigrazione della Questura, dott.ssa Rossella Fiore e con la referente dell’HCR.

La struttura presenta numerose criticità  per quanto riguarda gli spazi e la loro destinazione.

Appare ingiustificata la promiscuità negli spazi comuni tra adulti, minori non accompagnati e donne.

Gli alloggi sono rappresentati da tende collettive che non consentono nessun tipo di privacy, nonostante i tempi lunghi che spesso caratterizzano la presenza di stranieri nel centro.

Va sottolineata la presenza, sui circa 280 stranieri attualmente ospitati nella struttura, di 34 minori non accompagnati, affidati dal Tribunale dei minori al Direttore del Centro (il comandante dei vigili urbani, che non era presente) che, oltre a condividere gli spazi comuni con gli adulti, sono accolti nell’hot spot da circa un mese: una situazione illegittima, giustificata come al solito dall’assenza di soluzioni alternative.

Anche la durata della permanenza nella struttura di stranieri e straniere maggiorenni è superiore a quella prevista per questo tipo di centri. La struttura viene di fatto utilizzata, in deroga alle finalità  previste, anche come centro di transito e smistamento degli stranieri rintracciati alle frontiere interne, e più precisamente a Como e Ventimiglia. Nei mesi scorsi vi sono stati trasferiti anche un gruppo di stranieri rintracciati a Milano.

In molti casi le persone condotte a Taranto sono già state identificate e talvolta  sono state ospitate nei CAS di altre regioni, per poi essere rintracciate per strada dalla polizia in vere e proprie retate.

Un trasferimento inutile, con spreco di risorse pubbliche e soprattutto con un carattere di vessazione e ingiustizia del tutto evidente.

 

Si chiede quindi  al Ministro Alfano di:

  1. Cessare ogni trasferimento da altre regioni, in particolare da luoghi di frontiera e di accoglienza informale, verso l’hot spot di Taranto, individuando soluzioni alloggiative nelle vicinanze dei luoghi in cui gli stranieri sono rintracciati e provvedendo ad eventuali accertamenti della condizione giuridica nelle questure di competenza.
  2. Modificare con urgenza la gestione degli spazi dell’hot spot, separando quelli in cui vivono i minori, le donne e i maschi adulti.
  3. Abbreviare i tempi di transito in questa struttura, inadeguata ad ospitare le persone per più di 2/3 giorni, trovando soluzioni alternative.
  4. Trovare soluzioni specifiche per i MSNA, evitando assolutamente l’accoglienza in questo centro.
  5. Consentire  le visite alle associazioni,  come quella odierna, in via ordinaria.
  6. Prevedere una maggiore e più precisa informazione, con personale adeguato, al momento dello sbarco e subito dopo, vista la  rilevanza delle scelte che si fanno nelle prime ore successive all’arrivo per il destino delle persone.  Nei casi di sbarchi numerosi infatti si conferma l’assoluta mancanza di una informazione adeguata, che tenga anche conto delle condizioni psicologiche delle persone che arrivano da viaggi difficili e  spesso tragici.

Il sistema hot spot si conferma come ingiusto e sbagliato. Inadeguato a rispondere alle esigenze di persone che arrivano in cerca di protezione. Un sistema che risponde solo alle esigenze del sistema politico italiano ed europeo, il cui principale obiettivo è rassicurare l’opinione pubblica e non perdere consenso.