Ci ha lasciato il nostro Arrigo Diodati, nome di battaglia “Franco”.
Un uomo e un combattente per la libertà che ho avuto l’onore di conoscere e di ammirare perché non era lo stereotipo dell’eroe. Mi ha regalato la sua amicizia e la sua semplicità con affetto. Una semplicità dettata dal considerare le cose di oggi come importanti “fino ad un certo punto” per uno, come lui, che ha visto morire tutti i suoi compagni assassinati da un plotone delle SS. Ha pensato di essere morto fino a quando, non sentendo più alcun rumore, ha aperto gli occhi e ha capito. E, come spesso ci ha ricordato, e’ rinato una seconda volta. Arrigo lo vedevi sempre in disparte, in silenzio, con i suoi bellissimi occhi azzurri, attenti, profondi e intenti a scrutare, sembrava, fin dove noi non riuscivamo a vedere. Vide persino, come ci racconto’ in seguito, la nascita di un’associazione dedicata al tempo libero, ai campeggi per ragazzi e dallo sport. Eravamo alla fine di una guerra tremenda e dalla portata distruttrice devastante. La priorità era la ricostruzione materiale del Paese. Decise, invece, di dedicarsi alla ricostruzione della vita delle persone e dei più giovani in particolare. Ricostruire la vita per ridare un senso di normalità, da decenni perduta a causa del fascismo e della guerra. In quei momenti prende forma l’Arci – Uisp.
Ci siamo incontrati nemmeno un mese fa, quando, terminato il Consiglio Nazionale Arci siamo corsi in clinica dove, nel frattempo, eri stato ricoverato per l’aggravarsi delle tue condizioni. E, come sempre, fu una grande emozione. Per te e per me. Ci sono scese le lacrime perché come ci siamo detti siamo due emotivi (mentre tua sorella Soledad ci prendeva amabilmente in giro). E insieme ad Alberto, Giuliano e Daniele abbiamo subito iniziato a discutere di politica. Era tempo di primarie del PD. Un partito a cui eri legato ma che sentivi sempre più distante dal tuo modo d’intendere la politica. Del resto, dicevi, e’ passato troppo tempo forse sono troppo vecchio. Ma il tuo cuore e la tua passione era per l’Arci e per il congresso alle porte. E allora discussioni e risate a raccontare i tuoi vecchi tempi che rimandavano tutti a quell’immagine di uomo bello, forte e affascinante in calzoncini coorti e con uno zaino sulle spalle. Sempre in partenza per ogni dove.
“Dai Arrigo, rimettiti in forma che devi aprire e presiedere il congresso nazionale”. Questa una delle ultime richieste che ti ho fatto.
Ti aspetterò seduto in prima fila caro compagno; aspetterò di sentirti, di vederti commuovere a guardarci seduti in platea, in tanti. E soprattutto aspetterò di commuovermi con te come sempre ho fatto perché affascinato non da un eroe ma, da un uomo che ha dedicato la propria vita agli altri. Riposa in pace caro Arrigo e che la terra ti sia lieve.
Nel tuo nome continueremo ad essere ribelli.