La battuta verrebbe fin troppo facile a voler essere superficiali: chi di tsunami ferisce, di tsunami perisce. Già, perché di effetto tsunami si può parlare dopo il voto delle Europee 2014. Un voto che, nella storia del nostro Paese, è sempre stato considerato il più “libero”, perché erroneamente ritenuto il meno importante ,e quindi meno scontato dal punto di vista dei flussi elettorali. Un voto che ha confermato in parte questo trend ma che io credo dica molto di più sulla nuova fase politica aperta, nel bene e nel male, dal presidente del consiglio in carica Matteo Renzi. Un premier ancora indecifrabile fino in fondo; un politico apparentemente invulnerabile, senza segni apparenti di reale debolezza che pare, tra le altre cose, non perdere un colpo.
Rabbrividisco in questo senso al solo pensiero che anche la sconfitta alla Primarie contro Pierluigi Bersani fosse parte di uno schema più generale…Un capo dell’esecutivo che, continuo a pensare, ha un’arma formidabile, perennemente sottovalutata anche dai più attenti osservatori: i suoi 38 anni. Uno strumento che lo fa navigare con una certa sicurezza sul piano comunicativo e dei media; che gli permette di toccare problemi veri e situazioni reali dell’oggi, con un capacità di interpretare le parole chiave dello sviluppo in modo più attuale e non con i soli occhiali novecenteschi o del politicamente corretto tanto di moda in questo sbiaditissimo centrosinistra nostrano.
Io non sono tra quelli che considera il nostro Paese abitato da caproni o da potenziali suicidi; non ho mai pensato che Silvio Berlusconi fosse stato votato dagli alieni, così come non credo che la vittoria di Matteo Renzi sia da addebitare alla cospicua presenza di pensionati o per gli 80 euro…Credo invece che sia del tutto normale avere delle aspirazioni, voler vivere in un contesto di speranza e non di paura ed è per questo che credo, sostanzialmente, abbia vinto Renzi e perso Grillo. Del resto succedeva anche con il Cavaliere. Può piacermi oppure no ma credo che in fin dei conti sia andata così.
Che dire dei ‘pentastellati’? Un peccato. La stragrande maggioranza dei suoi elettori, animata da buoni sentimenti e buone idee, è stata riportata a vedere il film della campagna elettorale delle scorse politiche da un pazzo che continua a urlare, sbraitare come quando faceva lo show e che non ha fatto altro che ripetere pedissequamente lo stesso copione di un anno e mezzo fa. Con l’aggravante di aver perso in questo tempo moltissime occasioni per dare un serio contributo alla riforma morale e civile di questo Paese. “Aprire come una scatoletta il Parlamento” è e rimane una bella suggestione pubblicitaria che fa onore al guru pentastellato Casaleggio ma, alle cittadine e ai cittadini, non bastano più gli slogan. Anche loro sono già passati alla domanda successiva: per fare cosa?
Le ultime due parole per la lista dell’Altra Europa e di Tsipras. L’unica insieme alla Lega Nord (paragone non fu mai più azzardato) capace in questa campagna elettorale di parlare d’Europa con uno sguardo realmente europeo. Almeno a mio modesto giudizio. La Sinistra torna a superare il fatidico, e anticostituzionale, sbarramento del 4% e lo fa con una scelta forte e intelligente pescando le sue energie migliori ‘a latere’ dei partiti tradizionali. Spero sia di buon auspicio per la costruzione di una nuova sinistra. Esserci oggi, in questo modo, significa poter sperare in un processo riformatore della sinistra italiana che oggi non si riconosce nel partito democratico, un po’ nel solco di ciò che hanno fatto in Grecia con Syriza. Con la consapevolezza di avere un leader europeo come Tsipras tutt’altro di indole minoritaria e di semplice testimonianza. Un leader che vuole misurarsi con l’Europa, con il socialismo europeo con l’ambizione di riportare a sinistra questa stanca e ingiusta Unione Europea. Vedremo.