Deve ancora aprirsi il processo contro l’ex sindaco Marta Vincenzi ed altri coimputati per l’alluvione del 2011 – il rinvio a giudizio è del giugno scorso – e Genova, la mia città, si trova nuovamente sommersa dal fango. Amarezza e rabbia si mischiano al senso del dovere e di responsabilità che da subito, come Arci, abbiamo messo in campo per dare il nostro contributo ad una situazione che per molti versi è peggiore del 2011.
L’incredulità come immaginerete l’abbiamo persa a suo tempo ma, non ci siamo rassegnati e non abbiamo ceduto allo sconforto. Un altro morto per l’acqua e salgono a ben 96 dal 1970 ad oggi le morti per alluvioni e/o frane in Liguria. Un primato da incubo.
Nonostante tutto, anche questa volta, è scattata la solidarietà popolare e, come già in passato, la nostra associazione ha fatto autorevolmente – lasciatemi usare questo termine – la sua parte grazie all’impegno di dirigenti, soci, volontarie e volontari e al supporto logistico di numerosi circoli: penso in particolare alla Zenzero, alla SOMS Fratellanza di Pontedecimo, all’Uguaglianza alle nostre associazioni del Teatro Altrove e molti, molti altri. Ho parlato di autorevolezza e voglio spiegare perché non è un termine improprio: la nostra associazione è stata infatti punto di riferimento per il coordinamento della Protezione Civile, per alcuni municipi e per quelle aziende, grandi e meno grandi, che hanno fatto avere il loro concreto sostegno facendo pervenire, nostro tramite, buoni acquisto per prodotti alimentari ed altri materiali utili. Dell’Arci ci si può fidare, anche di questi tempi pare essere il messaggio. E noi ovviamente ne siamo orgogliosi, così come siamo orgogliosi di essere il soggetto che sta sostenendo attivamente, anche in queste ore, le oltre 30 famiglie sfollate da via delle Tofane attraverso l’erogazione quotidiana di pranzi e cene.
Fin qui una ricapitolazione, doverosamente sintetica, di quanto messo in atto dalla nostra associazione. Ma c’è altro da far sapere per le nostre opportune riflessioni. Tre anni fa, al fango prodotto dalla furia delle acque si è aggiunto quello gettato sulla città e sulla sua immagine da un indegno balletto in cui le dichiarazioni istituzionali anziché contribuire a chiarire i fatti, rasserenando così gli animi, hanno dato vita ad un susseguirsi di affermazioni, smentite e così via. Sono stati anni di parole al vento tanto che dal punto di vista della riqualificazione poco o nulla è stato fatto. E questo nonostante il Sindaco Doria poche settimane fa avesse denunciato pubblicamente: “E’ un paradosso: ci sono i soldi per mettere in sicurezza il torrente Bisagno, dalla Questura a Brignole, ma c’è un ricorso al Tar che si sta trascinando da anni in un modo inaccettabile”. La città ne esce a pezzi dal punto di vista infrastrutturale; i cittadini organizzati e non hanno dimostrato per l’ennesima volta cosa significhi concretamente sentirsi parte di una comunità. La solidarietà e il mutuo aiuto sono ancora valori fondanti tanto che, la retorica sugli “angeli del fango” non ci appartiene poiché, alla fine, è solo un modo per alimentare un buonismo di facciata del tutto pretestuoso.
Ciò che appare certo (e gli insulti a Grillo ne sono la testimonianza più evidente) è che questa ennesima, tragica, alluvione ha segnato una svolta, un cambio di passo non indifferente nell’approccio alla città dei genovesi. Ora sono chiari a tutti i limiti di un capoluogo in piena recessione, incapace di esprimere un progetto di futuro della città e, soprattutto immobile e insensibile verso le fasce più giovani della popolazione. Lo stupore di molti osservatori nel vedere migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze spalare fango e svuotare cantine rasenta oggi il ridicolo. Altrettanto chiara a tutti la priorità per la città: la messa in sicurezza di un territorio fragile e oramai martoriato da anni di speculazione e di cementificazione. Non è demagogia.
Ai vincoli di bilancio e di destinazione delle risorse occorre contrapporre il coraggio, tutto politico, di determinare un forte cambiamento di rotta nelle scelte. Sostegno concreto agli alluvionati, detassazione immediata per chi ha subito danni e un chiaro e inequivocabile segnale: a questo territorio oggi non servono una gronda autostradale e un nuovo valico ferroviario. Serve prima di tutto evitare domani altre morti a causa dell’acqua.