Il 5 maggio l’intero mondo della scuola sarà in piazza per il primo sciopero unitario da 7 anni a questa parte. Il Ddl del governo è riuscito infatti ad unire nella protesta le sigle sindacali più rappresentative di docenti e personale Ata, tutte le associazioni studentesche, le organizzazioni universitarie, le associazioni delle famiglie, l’Agenquadri, i firmatari dell’appello ‘La scuola che cambia il Paese’ (tra cui la presidente nazionale dell’Arci), e persino il Coordinamento nazionale medici. 

Anche l’Arci, che da sempre si batte per una scuola pubblica, laica e gratuita, ha aderito alla mobilitazione.

Quella di domani si preannuncia quindi come una giornata storica, in cui tutta la vastissima opposizione che in questi mesi si è organizzata contro la riforma de ‘La Buona Scuola’ sarà visibile nelle manifestazioni organizzate in sette città italiane, da Aosta a Palermo.

Il governo Renzi ha ribadito di voler approvare la sua riforma entro metà maggio, incurante delle proteste e delle proposte alternative emerse. Una riforma, la sua, fondata sulla competizione e sulla valutazione sul modello invalsi, modellata sulle esigenze delle imprese private, con un forte accentramento nelle mani di dirigenti scolastici manager, che decidono chi assumere e chi premiare economicamente, i cui finanziamenti pubblici, ulteriormente ridotti, dovrebbero essere compensati da donazioni di privati e famiglie.

Tutt’altre sono invece le richieste che saranno al centro dello sciopero di domani: diritto allo studio, investimenti, edilizia sicura e a misura di studente, valutazione processuale, per una scuola aperta a tutti e tutte, realmente pubblica, gratuita e partecipata, laica, democratica, di qualità.

Il 5 maggio difendiamo la scuola per difendere la democrazia.

Roma, 4 maggio 2015