Questa settimana i nostri appuntamenti continuano mercoledì 18 novembre presso il circolo CAP di Via Albertazzi con il primo incontro del ciclo “Misurarsi con il mondo” in cui le diverse anime della città di Genova (ARCI Liguria, ACLI Liguria, Comunità di San Benedetto e Palazzo Ducale – Fondazione per la cultura) si sono unite per interrogarsi insieme su temi che sempre più sono diventati comuni: dalla lotta ai cambiamenti climatici alle nuove frontiere delle migrazioni, il tutto passando attraverso l’ultima enciclica “Laudato sì” da molti definita come i “comandamenti verdi” di Papa Francesco.
In occasione del primo incontro saranno presenti Mons. Bettazzi, autore dello storico carteggio con Berlinguer, e Maurizio Landini, segretario generale FIOM CGIL. Introducono Walter Massa, Presidente di ARCI Liguria e Luca Borzani, Presidenti di Palazzo Ducale – Fondazione per la cultura.
Perché ARCI Liguria, ACLI Liguria, Comunità di San Benedetto e Palazzo Ducale – Fondazione per la cultura hanno deciso di impegnarsi in queste iniziative?
“La sfida di questi tempi è quella di alzare lo sguardo per cogliere ciò che accade oltre i nostri confini, geografici e culturali.
La crisi culturale, economica, politica ci dice una cosa in particolare: il mondo che abbiamo conosciuto è passato e non tornerà, certamente non in quelle forme e in quei modi.
Dopo decenni, in modo concreto, abbiamo capito cosa significhi la globalizzazione e come siano sempre più determinanti le dinamiche sovranazionali.
Occorre dunque tornare ad avere uno sguardo lungo, aperto, recuperare quella sana curiosità per ciò che non solo ci circonda ma per ciò che, oggi più di ieri, determina le nostre vite, collettive e individuali.
La Marcia dei Migranti di quest’estate è solo l’ultimo esempio.
Sessanta milioni di persone in fuga dalle proprie terre secondo l’UNHCR a casua di guerre, dittature e soprattutto carestie.
Senza imbarazzi pensiamo che l’Enciclica di Papa Francesco sia oggi una straordinaria occasione di riflessione per il mondo; ampia, lungimirante che intreccia e tiene insieme i temi principali dell’agenda politica internazionale: la necessità di nuovi modelli di sviluppo, la centralità dei diritti, i perchè delle migrazioni forzate, la lotta alla povertà quale caposaldo delle nuove democrazie e soprattutto la centralià della tutela e della cura dell’ambiente.
Oggi tenere insieme tutto ciò è costruire un pianeta sul terreno dello sviluppo sostenibile.
Siamo come organizzazioni sociali impegnate quotidianamente su questi terreni e questa esperienza la mettiamo a fattor comune.
A nostro modo nostro ci siamo ritrovate, intrecciando a nostra volta storie, culture e credi differenti. Sicuramente anche soluzioni differenti, convinti che oggi tutto serva al nostro Paese – e più in generale all’Europa – fuorchè miopia e provincialismo che, ad oggi, hanno costruito l’habitat perfetto per i seminatori d’odio e per un clima di paura, intolleranza e razzismo.
Partiamo per non fermarci alla prima ed unica edizione.
Lo sguardo sul nostro mondo ha bisogno di costanza e continuità. E di impegno. Certamente il nostro.
La crisi culturale, economica, politica ci dice una cosa in particolare: il mondo che abbiamo conosciuto è passato e non tornerà, certamente non in quelle forme e in quei modi.
Dopo decenni, in modo concreto, abbiamo capito cosa significhi la globalizzazione e come siano sempre più determinanti le dinamiche sovranazionali.
Occorre dunque tornare ad avere uno sguardo lungo, aperto, recuperare quella sana curiosità per ciò che non solo ci circonda ma per ciò che, oggi più di ieri, determina le nostre vite, collettive e individuali.
La Marcia dei Migranti di quest’estate è solo l’ultimo esempio.
Sessanta milioni di persone in fuga dalle proprie terre secondo l’UNHCR a casua di guerre, dittature e soprattutto carestie.
Senza imbarazzi pensiamo che l’Enciclica di Papa Francesco sia oggi una straordinaria occasione di riflessione per il mondo; ampia, lungimirante che intreccia e tiene insieme i temi principali dell’agenda politica internazionale: la necessità di nuovi modelli di sviluppo, la centralità dei diritti, i perchè delle migrazioni forzate, la lotta alla povertà quale caposaldo delle nuove democrazie e soprattutto la centralià della tutela e della cura dell’ambiente.
Oggi tenere insieme tutto ciò è costruire un pianeta sul terreno dello sviluppo sostenibile.
Siamo come organizzazioni sociali impegnate quotidianamente su questi terreni e questa esperienza la mettiamo a fattor comune.
A nostro modo nostro ci siamo ritrovate, intrecciando a nostra volta storie, culture e credi differenti. Sicuramente anche soluzioni differenti, convinti che oggi tutto serva al nostro Paese – e più in generale all’Europa – fuorchè miopia e provincialismo che, ad oggi, hanno costruito l’habitat perfetto per i seminatori d’odio e per un clima di paura, intolleranza e razzismo.
Partiamo per non fermarci alla prima ed unica edizione.
Lo sguardo sul nostro mondo ha bisogno di costanza e continuità. E di impegno. Certamente il nostro.