Uccise. Da mariti, fidanzati, spasimanti… Ma anche vittime di rapinatori o di uomini semplicemente violenti, anche per motivi futili. Avremmo voluto finalmente un anno senza femminicidi. Non è così. A ciascuna delle donne uccise dedichiamo il nostro ricordo, perché le loro storie non vengano dimenticate.
Lo facciamo tutti i giorni e in particolare domani. Il 25 novembre, fin dal 1999, è infatti la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne. Lo ha deciso, con una risoluzione, l’assemblea generale dell’Onu, a dimostrazione di quanto sia grave e diffusa in tutto il mondo questa pratica incivile.
Sono quasi 7 milioni le donne italiane che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Si tratta quindi di un fenomeno strutturale, troppo spesso condannato solo a parole ma tollerato nei fatti. Serve un cambiamento culturale radicale, di cui ancora non si vede traccia.
Basta pensare alla recente campagna del ‘fertility day’ promossa dalla ministra Lorenzin per capire quanto lavoro ci sia ancora da fare, anche tra le stesse donne. Intanto manca un piano programmatico efficace, che vada dalla formazione nelle scuole sulle tematiche di genere al finanziamento dei centri antiviolenza.
Il 26 novembre a Roma l’Arci parteciperà al grande corteo promosso da collettivi, associazioni, reti di donne che hanno deciso di manifestare insieme per dire BASTA, basta alla violenza, basta alla rappresentazione stereotipata che i media continuano a dare delle donne, basta a una cultura che continua a colpevolizzarci e a negare la nostra libertà e il nostro diritto all’autodeterminazione.
Il giorno dopo, sempre a Roma, saremo all’assemblea che si terrà su questi temi, con l’obiettivo di elaborare un piano articolato in grado di incidere davvero sui comportamenti maschili e sulle scelte del governo.
“Non una di meno” recita lo slogan della manifestazione, perché di violenza maschile non si muoia più.
Dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci