Ospitiamo volentieri un contributo di Luca Borzani per questo 25 aprile 2019, ricordando certamente ma soprattutto rinnovando impegno e partecipazione antifascista nelle nostre comunità.
Prima di Don Milani la Resistenza dice che l’obbedienza non è più una virtù.
Ed è bene ricordarlo perché la nostra democrazia si fonda su una straordinaria disubbidienza civile di massa verso la guerra e il fascismo. Ed è da quella disobbedienze che nasce una nuova responsabilità dal basso, individuale e collettiva, verso l’Italia. Non la morte della patria ma una nuova idea di patria che rifiuta il nazionalismo, la discriminazione razziale, il totalitarismo. Ecco, la Resistenza è stata tante cose, guerra civile, conflitto di classe, liberazione nazionale, ma al fondo c’era una ribellione diventata scoperta della politica e pratica di libertà. Per questo bisogna curare il 25 aprile, evitare di rinchiuderlo in retoriche autoconsolatorie, in epopee prive di contraddizioni e lacerazioni, in rituali che poco dicono e nulla raccontano.
La memoria non si trasmette se non ha valore d’uso, se non è strumento utile per il presente, se non produce valori in cui è possibile riconoscersi nella vita quotidiana. E questo è tanto più vero dopo un ventennio di delegittimazione dell’antifascismo, di tentativi, per altro largamente riusciti, di negarne il valore fondativo della nostra vita democratica. Sono le ragioni per cui dobbiamo trovare un altro linguaggio, uscire dalla commemorazione, costruire un nuovo legame tra Resistenza e mobilitazione civile. Con al centro la crisi della democrazia, la perdita di rappresentanza della politica, la crescita delle diseguaglianze e delle povertà. Non si tratta di non accettare la messa in discussione della storia. Quanto di far vivere quella storia. Ridando fiato alla dimensione di cittadinanza che caratterizza la nostra Costituzione e che concentra insieme diritti individuali e diritti sociali, eguaglianza non solo formale ma sostanziale. Cose abbondantemente perse in questi anni. E di cui Salvini &C sono l’effetto e non la causa.
C’è un legame tra eclissi della solidarietà e svuotamento della democrazia ed è la faccia feroce di una modernità che non coincide più con il progresso, che produce paura ed assenza di speranza. Da qui dobbiamo ripartire. Sapendo che la difesa della stessa legalità repubblicana è oggi nelle nostre mani, che c’è bisogno, senza alcuna confusione di tempi storici, di una nuova resistenza civile. Fatta di pari opportunità, accoglienza, azione solidale, dignità per tutte le persone, non accettazione della violenza. E, se diventa il caso, di disobbedienza in nome della Costituzione. Perché obbedire all’illegalità e alle paure non è proprio una virtù.
Neanche oggi. Viva il 25 aprile
Luca Borzani