L’accorato intervento di Gabriele Taddeo, Stefano Kovac e Walter Massa (Arcireport 39)

L e immagini passate in Tv o su internet ben illustrano la drammaticità dell’alluvione che ha colpito Genova.

Drammaticità da pelle d’oca, quando le persone che vivono nei palazzi distrutti dalla furia dell’acqua ti raccontano le mille storie vissute per salvare gli anziani che abitano ai primi piani – allagati sino al soffitto – delle case popolari di Piazzale Adriatico. O gli amici che si sono gettati nell’acqua per portare in salvo i figli rimasti isolati e atterriti. Quelli che hanno perso. Qualcuno che non ce l’ha fatta.

Dopo le persone, cominci a fare la conta dei danni alle cose e vedi volti che passano dalla frenesia dei primi momenti allo smarrimento delle perdite. Molti non hanno più niente: casa, auto, vestiti, mezzi di lavoro. Quasi non sanno neanche loro cosa chiederti.

Tantissimi si interrogano sulle responsabilità di questa tragedia che ha causato la morte di sei persone. Ma al di là di singole responsabilità specifiche, che sono reali, la questione centrale sta nell’uso del territorio, nell’urbanizzazione selvaggia, con interi quartieri affastellati l’uno sull’altro: tutto ciò ha prodotto un grave dissesto idrogeologico. È necessario cambiare questo modello di società, improntata a un consumismo/consumo indiscriminato di risorse ambientali, produttive, umane. Ma sono momenti in cui si accende anche la speranza, grazie ai volti delle centinaia di volontari, soprattutto giovani, che in poche ore hanno riossigenato l’atmosfera cupa della città. I dirigenti dei nostri circoli coinvolti chiedono soprattutto di non essere lasciati soli, di poter contare su qualcuno che li sostenga per ricostruire progetti di vita.

Un piccolo passo in questa direzione potrebbero essere serate organizzate dai circoli Arci in tutta Italia per raccogliere fondi da destinare all’emergenza utilizzando il conto corrente dedicato.

Grazie a tutti voi per esserci vicini. Gabriele, Stefano e Walter