Capita a volte che ci siano coincidenze che un po’ fanno pensare, ed una di queste riguarda proprio la Giornata di azione globale per i diritti dei migranti, rifugiati e sfollati, decisa dal Forum Mondiale delle Migrazioni realizzato a Dakar (Senegal) nel febbraio 2011, che cade il 18 dicembre, data in cui, nel 1990, le Nazioni Unite adottarono la Convenzione per i diritti dei lavoratori migranti e le loro famiglie.
Andando indietro nel tempo, troviamo infatti un altro 18 dicembre di enorme rilevanza nella storia delle conquiste dei diritti fondamentali: il 18 dicembre 1865, giorno in cui il Segretario di Stato dei neonati Stati Uniti d’America, William Henry Seward, formalizzò l’avvenuta ratifica del XIII emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d’America che aboliva ufficialmente la schiavitù.
Penso che possa essere utile ogni tanto ricordare quella storica data di due secoli fa, non fosse altro per rendersi conto di quanto sia aspro e difficile, e ancora molto lungo, il cammino verso un mondo senza più discriminazioni e ingiustizie. Ma anche, magari nei momenti di sconforto, per ricordare che nonostante tutto un bel pezzo di strada è stata fatta. Tornando ai giorni nostri è importante sottolineare l’aspetto a mio avviso più significativo di questo 18 dicembre: il fatto che si tratta di una giornata di azione. Perché se le parole sono importanti, e a volte possono pesare più di macigni, è altrettanto vero che alle parole bisogna dare gambe per camminare e questo può avvenire solo quando tutte e tutti compiono un piccolo gesto, un’iniziativa a testimoniare la volontà concreta di contribuire a far sì che siano riconosciuti i diritti di migranti, rifugiati e sfollati.
Una cosa sicuramente importante che tutte e tutti possiamo fare è approfondire la nostra conoscenza del problema attraverso una lettura della Carta Mondiale dei Migranti approvata a Gorée (Senegal) il 4 febbraio 2011 ( disponibile sul sito http://globalmigrantsaction.org).
«Le politiche di sicurezza attuate dagli Stati Nazione – si legge ad esempio nella Carta – inducono a credere che le migrazioni siano un problema e una minaccia, mentre costituiscono un fatto storico naturale, complesso, certo, ma che, lungi dall’essere una calamità per i paesi di residenza, costituisce un contributo economico, sociale e culturale di valore inestimabile».
Parole che sono alla base dell’impegno che la nostra associazione da sempre porta avanti e che trovano una corretta sintesi nell’affermazione «Persone non numeri». L’ultimo rapporto pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, parla di 40mila migranti morti lungo le rotte migratorie terrestri e marittime sin dal 2000, senza contare le persone scomparse, i nuovi ‘desaparecidos’.
Di questi quasi 22mila sono quelli deceduti nel Mar Mediterraneo, come è stato ricordato anche a Lampedusa in occasione del Festival Sabir che per cinque giorni, dal primo al 5 ottobre, abbiamo organizzato con il Comitato 3 ottobre e il Comune dell’isola, ad un anno di distanza dalla tragedia che costò la vita a 368 persone. Per questo abbiamo tempestivamente chiesto al Governo di non cedere alle spinte demagogiche e xenofobe e di proseguire con la missione Mare nostrum, la scelta responsabile che oggi l’Italia deve compiere per dimostrare, nei fatti, che la salvaguardia di ogni vita umana è il primo dovere di uno Stato che voglia definirsi civile e democratico. E per questo lavoreremo perché il Governo si faccia promotore in Europa dell’applicazione della Direttiva Europea 55/2001 sulla protezione temporanea e dell’avvio di un programma europeo di reinsediamento dei rifugiati in arrivo dalle aree di crisi e di conflitto.
(pubblicato su Arcireport numero 41, 4 dicembre 2014)