Per questo editoriale prendo spunto da quanto accaduto nei giorni scorsi in Consiglio Comunale a Genova. Una mozione del gruppo della Lega Nord sulla crisi del commercio, ed in particolare dei pubblici esercizi, viene emendata dal gruppo consiliare del partito democratico e votata quasi all’unanimità dal Consiglio stesso. Sin qui nulla di nuovo ma a guardar bene gli emendamenti del gruppo del partito democratico si scopre che al secondo posto, sempre per contrastare la crisi dei bar, una delle misure più urgenti sarebbe quella relativa “a porre tra le priorità dei controlli alle attività commerciali il comparto dei Circoli privati e ad emanare con conseguente immediatezza di provvedimenti amministrativi a fronte degli illeciti riscontrati.” La notizia ha evidentemente messo in subbuglio il nostro mondo. Si reitera infatti il principio, falso, secondo il quale un circolo privato sia avvantaggiato rispetto ad una bar e, quindi i circoli siano alla base della crisi dei pubblici esercizi.
Siamo al limite del grottesco e verrebbe da relegare la questione, così come posta, nella categoria delle banalità, false e tendenziose, da ignorare. Banalmente, al più verrebbe da obiettare che se questo fosse vero, nelle nostre città non ci sarebbe più un bar con licenza pubblica. Ma la fonte, ovvero l’istituzione cittadina per eccellenza, è tale da rendere necessaria, per l’ennesima volta, una risposta chiarificatrice a chi si riconosce nel luogo comune per cui si aprono i “circoli privati” per fare dei finti bar, in modo da aggirare le leggi e soprattutto le tasse.
Anche il prof. Monti aveva in testa questa idea, salvo poi scrivere nel proprio programma elettorale (non appena cambiati i panni da tecnico a quelli da candidato) che il no profit, cioè noi, è indispensabile. E lo siamo veramente! Solo che non vogliamo esserlo solamente durante le campagne elettorali, sentendoci tirare per la giacchetta a destra e a manca.
Questa tesi, purtroppo, è da anni sostenuta dalle associazioni di categoria e non ci stupisce quindi questa ennesima “boutade”. Sembrerebbe, tra l’altro, che sino ad oggi le autorità competenti non abbiamo mai esercitato controlli sui circoli privati. Forse su alcuni, decisamente mai (e non si capisce il perche’) ma, su quelli Arci, quotidianamente.
Che dire allora? Ignoranza, supponenza, superficialità, pregiudizio e una buona dose di malafede sono il terribile mix di cui, ciclicamente, siamo vittime e che, di colpo, mette in secondo piano l’impegno di questi cittadini “organizzati” e dei circoli, senza i quali le nostre città sarebbero più povere. Migliaia, ma possiamo dire decine di migliaia, di anziani non avrebbero un posto dove trascorrere le loro giornate in compagnia, centinaia di ragazzi non avrebbero doposcuola gratuiti, migliaia di immigrati non riceverebbero informazioni e servizi. E ancora, sparirebbero occasioni culturali, eventi e servizi che qualificano l’offerta culturale della città e della provincia; sparirebbero occasioni di partecipazione e di impegno anche politico, migliaia di cittadini non avrebbero un posto dove stare insieme, discutere, ascoltare musica senza che nessuno chieda loro di consumare, cioè spendere.
Indicare ancora una volta i “circoli privati” in genere come evasori e concorrenti sleali denota poi una scarsa conoscenza ed una scarsa considerazione per il lavoro che migliaia di cittadini fanno per sostenere la coesione sociale ed il welfare delle nostre città. Indicarci poi come il nemico, come la causa dei problemi di altri, come un soggetto da controllare, a priori, ancor di più completa questo incredibile quadro.
Noi non siamo immuni da errori e debolezze; lo sappiamo ed è questa consapevolezza che ci ha permesso di non naufragare nel marasma del qualunquismo o, per contro, di non costringerci al paraocchi.
La nostra associazione ha certamente parecchi difetti e manchevolezze, ma e’ sempre stata disponibile a confrontarsi su tutto e con tutti con intento sempre costruttivo. Anche quando si è’ trattato di toccare interessi a noi vicini. Ed e’ per questo che non e’ disposta a farsi ingabbiare in luoghi comuni e leggende metropolitane che servono, perdonerete la malizia, a far ringalluzzire qualche dirigente di categoria e qualche “politico” con poche idee. Noi non ci stiamo ad essere il paravento delle manchevolezze e delle debolezze altrui. Siamo gente seria, noi, e sappiamo che non è’ inasprendo il clima contro l’associazionismo che si risolleverà’ una categoria né, tanto meno, le sorti di una città.