Pubblichiamo volentieri l’articolo  di Livia Cantore, referente gruppo Asilo, da ArciReport 7.

L’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati è una delle questioni sociali sulle quali la nostra associazione da molti anni è impegnata, ritagliandosi un ruolo importante in tanti territori e a livello nazionale. Siamo stati tra i primi che hanno promosso l’idea di una rete diffusa di piccoli centri di accoglienza all’interno del tessuto urbano, quasi sempre in appartamenti.

L’idea è che non si debbano costruire ghetti, che accogliere le persone significhi sostenerle fin dal primo momento in un percorso di inclusione sociale e di autonomia. Ci siamo impegnati su questo terreno convinti che la tutela dei diritti vada accompagnata da azioni concrete, da proposte che vanno condivise con le persone interessate. Ci siamo oggi conquistati un protagonismo che fa dell’Arci uno dei principali interlocutori delle istituzioni. Le nostre idee, le nostre battaglie politiche si sono trasformate in risposte concrete. Da questa esperienza è nato il numero verde nazionale e sono cresciute tante realtà territoriali della nostra rete impegnate direttamente.

Siamo riusciti a coniugare le nostre finalità di organizzazione di promozione sociale radicata sul territorio con l’essere riconosciuti come soggetto politico importante in ambito sociale e culturale. Abbiamo anche attivato così un’iniziativa che ha una rilevanza economica, sia a livello territoriale che nazionale.

Le graduatorie dello SPRAR, pubblicate lo scorso 29 gennaio, hanno premiato il lavoro di coprogettazione e promozione di una cultura dell’accoglienza portato avanti da 31 nostri comitati in ben 76 comuni. Nuovi territori sono entrati a far parte di questa rete. In Campania, ad esempio, l’Arci, che gestiva un progetto Sprar con il comune di Salerno, ha allargato il suo intervento nella provincia di Caserta con tre progetti e in quella di Napoli con altri due. Nel Lazio si confermano progetti pilota come quelli gestiti dal comitato di Viterbo e quelli dal comitato di Rieti; il comitato di Roma, oltre a riconfermare l’impegno nel comune di Monterotondo, è entrato nel sistema dell’accoglienza dell’area metropolitana proponendo per la prima volta un modello per piccoli numeri in appartamento. E poi Santa Marinella e Cerveteri.

La Sicilia e la Puglia hanno triplicato il loro impegno; nuovi comuni hanno messo a disposizione i loro territori, come a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) e Sutera (Cl), a Sogliano Cavour (Le), Stornara (Fg) e Bitritto (Ba). Anche in Lombardia l’Arci è presente nella gestione del progetto di Monza e in Liguria a Genova si è aggiunto il progetto di Albisola (Sv). In Toscana si conferma una rete forte e diffusa oramai in tutta la regione gestita dall’Arci.

I numeri sono importanti: 67 progetti destinati alle categorie ordinarie (singoli/e, nuclei monoparentali, nuclei familiari); 8 progetti per minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo e 1 progetto per le persone con disagio mentale.

In tutto 1782 posti, con la disponibilità di posti aggiuntivi. Abbiamo risposto anche alle richieste per attivare posti per la prima accoglienza, nonostante la nostra contrarietà ad avere sistemi paralleli e difformi. Anche in questo caso, come per l’ex Emergenza Nord Africa, molti comitati hanno risposto prontamente alla richiesta di disponibilità ponendo però condizioni precise: il modello di riferimento è quello della accoglienza, tutela e integrazione e non sono i CARA.

Vogliamo dimostrare che è finalmente possibile chiudere i grandi centri di prima accoglienza: l’esperienza dei CARA ha dato una risposta ai grandi numeri ma ha significato separazione, mancanza di vere tutele, disagi e occasioni di sfruttamento.

Noi proponiamo che, a livello legislativo, si prevedano nello Sprar dei posti dedicati alla prima accoglienza, dove fermarsi per non più di due mesi. Posti che devono essere facilmente raggiungibili grazie a un servizio di trasporti, di cui si deve far carico lo Stato, che dai luoghi di approdo trasferisca subito le persone in luoghi sicuri e dignitosi. L’avvio dei nuovi progetti SPRAR deve essere l’occasione per uscire definitivamente dalla stagione delle emergenze e, modificando la legislazione, per assicurare al diritto d’asilo un quadro di riferimento certo e giusto.

 

ArciReport, 20 febbraio 2014