E’ di questa mattina la notizia del rigetto da parte del Tribunale di Minori di Milano di una richiesta di adozione incrociata da parte di due donne conviventi.
Le due donne avevano presentato istanza per adottare la figlia l’una dell’altra, due bambine nate grazie alla fecondazione assistita da un unico donatore. Due sorelle di fatto, sorelle biologiche, sorelle negli affetti. Sorelle che condividono un’unica famiglia, due madri, una casa, una quotidianità fatta di tanti piccoli gesti.
Le due madri avevano presentato l’istanza di adozione con l’obiettivo di ottenere un pubblico riconoscimento della composizione del nucleo familiare e di garantire tutele essenziali per le due bambine, prima tra tutte la certezza di non poter essere separate l’una dall’altra dai casi della vita, il dovere di cura da parte delle due madri, la possibilità di ereditare in egual misura da entrambe e altre situazioni che caratterizzano la vita delle famiglie.
Il Tribunale di Milano ha motivato il suo no sostenendo che la legge italiana riconosce sostanzialmente l’adozione legittimante, riferibile a minori in stato di abbandono e privi di assistenza morale e materiale, e che non sussiste, nel caso in esame, nessuna delle casistiche particolari previste per un orientamento estensivo della legittimante. Queste le ragioni del rigetto da parte del Tribunale, che riconosce l’insussistenza di una condizione di abbandono rilevando invece l’ottimo stato di salute fisica e psicologica delle due bambine. Nessun modello di adozione, secondo il Tribunale, si adatta al loro caso specifico.
Una sentenza in controtendenza con le ultime Cassazioni orientate ad un interpretazione più estensiva della norma secondo il principio dell’interesse supremo del minore.
E’ stata così sancita una diseguaglianza, con un provvedimento che non tutela le due bambine al pari di tanti loro coetanei e coetanee, a causa di uno Stato incapace di garantire gli stessi diritti a tutti i cittadini.
Ricordiamo come solo pochi mesi fa il paese si infiammò durante la discussione parlamentare sulla stepchild adoption, norma alla fine stralciata dal ddl Cirinnà, con un dibattito pubblico inquinato, farcito di violenze e volgarità, di mistificazioni e strumentalizzazioni, un dibattito ingiustificabile in un paese civile e democratico.
Mai come oggi tocchiamo con mano che cosa avrebbe potuto garantire l’introduzione della stepchild, andando a ridurre la discrezionalità dei Tribunali.
Pensiamo che Il diritto all’unità familiare debba costituire uno dei pilastri dello Stato sociale, del Diritto moderno.
Chiediamo pertanto al Parlamento di affrontare con coraggio il tema delle adozioni con l’obiettivo di revisionare l’istituto giuridico della famiglia, fermo ad un impianto di decine di anni fa, per aggiornarlo a una società che si è profondamente trasformata con il passare del tempo e che ha disegnato tante nuove combinazioni di Già Famiglie in cui il minimo comune denominatore è l’affetto familiare, la relazione di cura, reciprocità, lealtà alla base delle relazioni umane.