Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci e Flavio Mongelli, responsabile pace e solidarietà internazionale
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al popolo siriano. Da Homs ci giungono immagini terrificanti: altre vittime civili, donne e bambini coi corpi straziati confermano che in Siria l’orrore si aggiunge all’orrore.
Il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Nassir Abdulaziz al-Nasser, ha dichiarato che sono ormai più di 8.000 le persone uccise in Siria da quando, circa un anno fa, esplose la rivolta contro il regime di Bashar al Assad. Tra le vittime ci sono molte donne e bambini.
E’ sempre più impellente la necessità di fermare con determinazione la repressione, l’uso sconsiderato della forza da parte del regime dittatoriale di Assad, e anche scongiurare la pericolosa spirale di violenza che alimenta la guerra civile, per impedire che alle vittime civili si aggiungano altre vittime, ai morti altri morti.
Va messa la parola fine a questa situazione inaccettabile. Non c’è alternativa al far tacere le armi, tutte le armi. Il modello Libia non è una risposta, come non lo è armare l’opposizione.
Il popolo siriano non può rimanere ostaggio dei giochi di potere sui futuri equilibri mediorientali. La comunità internazionale deve uscire dall’inerzia. L’Onu deve intervenire per fermare Assad e imporre una tregua, inviare immediatamente una commissione di monitoraggio e garanzia per permettere l’arrivo degli aiuti umanitari, garantire l’apertura di un processo democratico che consenta al popolo siriano di decidere del proprio futuro.
L’Italia e l’Unione Europea (che fa parte del quartetto per il Medioriente) facciano sentire alta la voce dell’Europa pacifica, solidale e dei diritti umani.
Non lasciamo solo il popolo siriano. Partecipiamo alle iniziative di solidarietà che si terranno il 15 marzo in tante città italiane per la fine della repressione e delle violenze, nel segno del rispetto dei diritti umani e del rifiuto delle armi.