Arci Liguria sta seguendo da diversi giorni insieme ad Arci Imperia l’evolversi della delicata situazione legata ai profughi sia sul piano politico, sia su quello dell’aiuto umanitario. Di seguito un aggiornamento a cura di Giuseppe Famà e Walter Massa.
“Fino al giorno 9 giugno la situazione si era mantenuta per così dire “normale”, nel senso che nella stazione ferroviaria di Ventimiglia erano sempre presenti 15 o al massimo 20 profughi al giorno tra cui, nelle ultime settimane, 2 – 3 donne talvolta con bambini.
A rifocillarli e talvolta ad assicurare, in particolare a donne e bambini, una sistemazione temporanea nei propri alloggi ( disponibilità di 6 posti letto, riadattabili in talune circostanze per 12 persone) ha sempre provveduto la locale Caritas con la distrubuzione di sacchetti di alimenti “a secco” e la possibilità di fare una doccia.
Chi arrivava rimaneva in stazione 3-4 giorni, qualcuno di più, in attesa di ricevere il denaro necessario per acquistare il biglietto per la Francia o, a seconda della disponibilità e delle opportunità, per un Paese del Nord-Europea. Fino al giorno 8 e 9 giugno scorso Il passaggio in Francia e il “ricambio” dei presenti in stazione era “costante”. Nelle ultime settimane la Caritas, alternandosi con un gruppo di seminaristi locali, assicurava la presenza e l’assistenza in loco recandosi anche di sera in stazione. Il Comune di Ventimiglia da qualche mese ha già stanziato un finanziamento straordinario alla Caritas in aggiunto a quello già previsto dalla convenzione permanente. La situazione è ulteriormente peggiorata dal 9 giugno allorché il governo francese, che fino ad allora aveva fatto rimanere, per via del trattato di Schengen, le forze di polizia fisicamente distanti dai posti di frontiera ( es, controlli alla stazione di Mentone), decide di dare una stretta ulteriore nel respingere in Italia i profughi intercettati accompagnandoli o “indirizzandoli” alla frontiera di Ponte San Ludovico. Respingimenti sono avvenuti anche alla stazione di Nizza dove polizia e gendarmeria il giorno 9 hanno cominciato a bloccare in modo sistematico tutti i profughi impedendo loro di salire sul treno per altre destinazioni interne. Tali respingimenti sono peraltro anche certificati dal timbro di polizia che è stato apposto sul biglietto ferroviario per aver diritto al rimborso.
I profughi respinti, accompagnati alla frontiera e rimasti bloccati nella parte italiana del piazzale di Ponte San Ludovico, in due giorni sono aumentati fino a raggiungere il giorno 9 il numero di circa 200, tra cui alcune donne, i quali hanno inscenato azioni di protesta contro il governo francese.
A Ponte San Ludovico dai giorni scorsi vi è anche una forte presenza, oltre che di polizia e carabinieri, anche di giornalisti di quotidiani e di emittenti radio e televisive in particolare italiani e francesi, della CRI di Ventimiglia e di un gruppo di donne delle locali parrocchie che fornisce in loco dei cibi caldi. A loro ci siamo uniti noi dell’Arci che contribuiamo con il supporto di mediatori culturali e operatori per il momento. Stiamo lavorando in accordo con il GRIS Liguria per un supporto medico e abbiamo preso contatti con l’ong medica Find the cure per lo stesso motivo.
Alla frontiera di Ponte San Ludovico sono accampati tra scogli e aiuole circa 300 persone, uomini soprattutto ma anche molte donne e molti bambini. La croce rossa italiana e quella francese stanno facendo un lavoro importante supportato da noi e da altre associazioni del pontete ligure. Domani abbiamo previsto di consegnare a tutti il biglietto del numero verde.
Le associazioni francesi si stanno dando anche loro molto da fare e sono in contatto con noi da subito. Anche sul piano legale.
La situazione sul piano dell’accoglienza e sul piano sanitario e’ davvero grave a detta della stessa croce rossa. Non esiste una struttura fisica coperta in grado di dare un tetto alle persone e si dorme all’addiaccio. Dei 300 presenti di giorno, oltre un centinaio si ferma comunque a dormire mentre gli altri tornano alla stazione accompagnati dai pullman della croce rossa.
Le autorità francesi non sembrano intenzionate ad aprire la frontiera e dall’altra Questo il nostro neo presidente della regione non intende chiedere lo stato di emergenza e continua a rifiutarsi di andare a fare un sopralluogo cosa che rende di fatto impossibile un supporto adeguato di protezione civile.
Alla stazione di Ventimiglia la situazione e’ leggermente migliore anche se ugualmente delicata sotto il profilo dell’accoglienza. Diverse le donne in attesa di partorire.
Già da domani saremo nuovamente a Ventimiglia per un incontro con il Sindaco di Ventimiglia. Nel frattempo abbiamo attivato tutti i rapporti con le istituzioni.
Giuseppe Famà e Walter Massa
Per concludere:
poiché è evidente che la situazione non potrà che peggiorare, riteniamo necessario che venga lanciata una forte mobilitazione e una presenza visibile di Arci e dei suoi Circoli, nonché delle altre associazioni culturali e di promozioni sociali presenti sul territorio rilanciando il “Comitato antirazzista della provincia di Imperia”, prevedendo e organizzando a Ventimiglia iniziative con le caratteristiche della mobilitazione democratica e solidale dell’associazionismo europeo.
Riteniamo inoltre che occorra rilanciare l’esigenza di un centro di accoglienza temporaneo, anche perché, peraltro, non è emersa tale necessità nella riunione istituzionale di ieri pomeriggio in prefettura e sembra non siano riusciti a fare aprire dalle ferrovie neanche bagni della stazione durante la notte. (Attualmente vi sono nella piazza antistante soltanto i tre gabinetti chimici fatti collocare la settimana scorsa dal Comune).