Quanti passi ci separano dall’entrata in guerra?
A giudicare dagli ultimi avvenimenti sembra sempre più chiaro che l’intenzione politica è quella di supportare un’eventuale attacco armato in Libia con truppe italiane.
I segnali sono tutti sotto i nostri occhi e costituiscono un grave attacco alle prerogative del Parlamento e una distorsione del dettato costituzionale.
E’ noto come forze speciali dell’esercito francese siano già in azione in Libia e come gli Stati Uniti stiano pressando il nostro Governo per un appoggio incondizionato e un supporto armato per un prossimo attacco.
Sbagliata quindi la decisione di concedere la base di Sigonella come punto di partenza di spedizioni di droni che, fuori da ogni finzione, sono a tutti gli effetti degli strumenti di attacco.
Sbagliata la prospettiva, ormai accarezzata da più parti, di uno smembramento della Libia in tre protettorati occidentali, di cui uno spetterebbe al nostro Paese.
Sbagliata l’idea di arrivare alla decisione ineluttabile di utilizzare militari italiani scavalcando di fatto il Parlamento e le sue prerogative costituzionali.
L’Arci chiede al Governo di non concedere l’uso di nessuna base sul territorio nazionale per nessuna missione che non sia autorizzata dalle Nazioni Unite.
Chiediamo di aprire un’ampia discussione parlamentare sul coinvolgimento dell’Italia nelle prossime campagne neocolonialiste in Libia e, più in generale, in tutta l’area mediterranea e mediorientale.
Chiediamo che il Governo italiano operi in maniera responsabile verso l’apertura di una fase di confronto tra le parti coinvolte nella vicenda libica, svolgendo di fatto un ruolo di mediazione attiva che rimetta al primo posto la diplomazia e non le armi.