Intervista a Stefania Novelli, presidente dell’associazione dal maggio scorso: “Abbiamo progetti in carcere e a breve ne avvieremo uno con Caritas per offrire borse lavoro nei nostri circoli ai richiedenti asilo”.
Al momento dell’insediamento, nel maggio scorso, ha annunciato di voler dedicare attenzione ai circoli presenti sul territorio, per continuare il lavoro al loro fianco soprattutto in un periodo di novità per le nuove norme sul terzo settore.
Sono trascorsi sei mesi dall’inizio dell’avventura da presidente di Arci. Come vive questo ruolo?
“Essere presidente di Arci La Spezia è per me certamente un onore e una grande responsabilità. Sono molteplici gli impegni e le sollecitazioni che provengono sia dal mondo interno Arci, in special modo dai circoli, sia da quello esterno, cioè dalla politica locale e nazionale e dalla società civile. Quest’estate, per esempio, siamo intervenuti sul ritardo nell’avvio dell’estate spezzina e sulla scarsa qualità dell’offerta culturale e in un paio di occasioni su temi legati all’immigrazione. Cerchiamo di essere sempre molto attenti a come l’amministrazione comunale si muove in questi ambiti, vogliamo offrire spunti di discussione anche fortemente polemici senza però considerarci necessariamente un “bastian contrario”. Voglio spiegarmi meglio: Arci è un’esperienza associativa storica che nasce dalle società del mutuo soccorso operaie e si ritrova nei valori storici della sinistra europea internazionalista e solidale. Questo siamo, senza fughe in avanti o troppe nostalgie per momenti passati; ciò premesso, sarei lieta di riconoscere che ci sono cose ben fatte nell’opera di chi amministra dal centrodestra ma mi sento allo stesso modo libera di giudicare le loro parole razziste, come ho fatto nel primo comunicato della mia presidenza. Nei giorni scorsi, come fatto in moltissime città italiane altre delegazioni, abbiamo incontrato, insieme a Cgil e Anpi, il prefetto della Spezia per chiedere contezza del grave episodio capitato ai manifestanti diretti a Roma due sabati fa che sono stati perquisiti, filmati e identificati singolarmente solo perché partecipanti a una manifestazione contro il razzismo. Come giustamente ha osservato sono trascorsi ormai 6 mesi dal mio insediamento, per cui oggi sono più serena rispetto ai primi tempi e più consapevole anche delle potenzialità dell’associazione. Ho un bell’ufficio di presidenza composto da donne e uomini molto in gamba con i quali è facile condividere le scelte associative”.
Come sta l’associazione? Il numero dei circoli e quello degli iscritti sono in crescita o in calo rispetto agli anni precedenti?
“L’Arci spezzina è al momento in buone condizioni. L’anno di tesseramento 2017/2018 che si è concluso a fine settembre, ha portato ad un aumento dei soci che sono diventati oltre 8.000 e a un consolidamento dei circoli. Siamo solidi e grazie a questo potremmo affrontare la riforma del terzo settore con slancio e determinazione. Io ritengo che in questi tempi desolanti nei quali la solitudine alligna tra le persone, in particolare tra gli anziani, come una malattia, abbia una bella dimensione di senso anche il più classico dei circoli: quello nel quale passi il pomeriggio incontrando i tuoi amici anche solo prendendo un caffè, ma naturalmente questo non significa che i nostri circoli non debbano cambiare, trovare linguaggi che parlino ai più giovani, diventare i riferimenti anche per i quartieri dove ormai le contraddizioni e le tensioni sociali sono grandissime”.
Può spiegare meglio cosa intende?
“Stiamo per proporre al direttivo dello storico circolo del Canaletto, che ha una lunga e felice storia di quartiere, di partecipare assieme a noi e Arci regionale a un progetto di San Paolo Civica per la realizzazione di una sorta di “casa del quartiere” in cui convivano bambini, giovani e anziani e si faccia integrazione anche tra generazioni oltre che tra comunità. Il Canaletto, infatti, è un quartiere molto interessante, è composto da una popolazione anziana ma frequentato anche da giovani anche grazie alla biblioteca Beghi e alla scuola elementare, inoltre a pochi passi dal nostro circolo vi è la sede di un centro islamico insieme al quale stiamo pensando a forme di partecipazione attiva alla vita di comunità”.
La questione delle slot machine in alcuni circoli aveva fatto discutere. Come stanno ora le cose?
“Sulle slot machine devo dire che la loro presenza nei nostri circoli è molto residuale. Non sono più presenti nei circoli in concessione comunale e sono marginali in pochi altri. Nessun nuovo circolo potrà averne in uso. Credo comunque che, prima o poi, anche l’Italia dovrebbe rassegnarsi a diventare un Paese normale nel quale si facciano leggi chiare che permettano o vietino di fare qualcosa senza produrre un groviglio di norme e regolamenti contraddittori che alla fine non limitano affatto il gioco d’azzardo pur dando la suggestiva impressione che tutti siano contrari”.
Quali progetti state portando avanti nel sociale?
“Stiamo proseguendo con i nostri progetti presso la struttura carceraria spezzina e a breve inizieremo un progetto con Caritas che prevede l’inserimento di rifugiati richiedenti asilo in borsa lavoro presso alcuni nostri circoli. Di questo progetto sono molto orgogliosa”.
La crisi dei rapporti sociali incide anche sulle vostre attività? Come è cambiato negli ultimi anni l’interscambio tra Arci e la città?
“È pur vero però, come dicevo, che i nostri circoli continuano a svolgere una funzione sociale importantissima, rappresentando un luogo accogliente dove è possibile sfuggire alla solitudine e all’individualismo che permea la società moderna. Io credo che Arci continui a svolgere la sua funzione di interscambio con la città, lo dimostrano i circoli giovanili che hanno aumentato il numero dei loro soci, realizzando eventi culturali e musicali di richiamo anche da città vicine. Lo dimostriamo come territoriale cercando di essere protagonisti sui temi dei diritti, aderendo ad esempio al comitato spezzino “NoPillon”, alle iniziative di ricerca fondi per il progetto Mediterranea e a tutte le manifestazioni antirazziste, o sul versante della politica”.
Recentemente ha incontrato alcuni esponenti dell’opposizione in consiglio comunale. Ci saranno iniziative comuni?
“Proprio in quest’ottica abbiamo invitato a un nostro direttivo i consiglieri comunali di opposizione ai quali abbiamo fatto domande e chiesto unità di intenti. All’esito dell’incontro noi avevamo più chiaro le battaglie intraprese in consiglio comunale e loro avevano una maggiore consapevolezza di cosa l’associazione si aspetta che facciano. In definitiva la questione è al tempo stesso semplice e irrisolvibile: una volta che sono state sconfitte, le sinistre recuperano immediatamente la ragionevolezza necessaria ad una iniziativa di opposizione unitaria ma tanta ragionevolezza non caratterizza sempre le decisioni che precedono le elezioni! Io capisco quanto sia importante la propria identità, ho votato “Potere al Popolo” e naturalmente la considero una scelta identitaria. Gli altri come me fanno le proprie scelte e poi alla fine, con tutti noi divisi, le destre vincono le elezioni. Con i consiglieri di opposizione ci siamo lasciati con l’impegno di rivederci ancora per affrontare temi specifici emersi durante il confronto della scorsa settimana di interesse dei cittadini”.
Dove Arci può incidere nel recuperare l’attenzione delle giovani generazioni nei confronti della cultura?
“La cultura è l’unica chiave efficace per combattere il razzismo e l’egoismo della società moderna e i giovani sono coloro su quali occorre investire per pensare ad una società migliore rispetto a quella attuale. Nonostante la sua fondamentale importanza, alla cultura non sono destinate grandi risorse economiche e questo è un grave errore. Voglio rivendicare l’avventura bellissima dei nostri circoli giovanili che in pochi anni hanno cambiato il volto della città: certamente parlo della città per come la vive qualcuno che abbia 20 o 30 anni, le persone che prima per trovare qualcosa di interessante dovevano necessariamente spostarsi altrove. Per questo mi è parso gravissimo che il Comune stracciasse l’esperienza dell’estate di Boss alla Pinetina, per dare vita poi a una pallida imitazione che è stata giustamente ignorata. Siccome però ho promesso di riconoscere il buono, oltre a lamentarmi del gramo, annoto che finalmente la stagione del Teatro Civico sembra rivolgere la propria attenzione anche ai nuovi linguaggi con un approccio moderno e non da iniziati. Sulla scorta di questo buon risultato, forse l’amministrazione comunale potrebbe dirci finalmente cosa intende fare della Dialma Ruggero”.